Lagotto e la SIAE
Vabbeh, la suocerina parla parla poi in realtà non avevo voglia e me ne sono andata in ferie!
Ricominciamo col Lagotto....oh ben ben
Data la sua tendenza a compiere azioni che possano essere oggetto di ludibrio e data altresì la sua personalità involontariamente comica, Lagotto si presta spesso ad essere vittima di scherzi e di burle da parte dei suoi amici bastardi.
Per lungo tempo il divertimento principale dei Bastardi è stato quello di immortalare il Lagotto nell' espletamento delle sue funzioni fisiologiche: insomma, lo fotografavamo mentre era sul cesso.
Quelli che pensano che questo possa essere un giochino stupido, da cui possono trarre divertimento soltanto individui cerebrolesi, non ha mai assistito ad una Photo session con lagotto. Si tratta di una autentica partita a scacchi, in cui le due parti si affrontano sciorinando offensive degne di Napoleone e contromosse da KGB.
Tutto iniziò in occasione di una festa dell' ultimo dell'anno, che passammo a Roma, a casa di amici. Scoprimmo che il Lagotto nel suo DNA molto probabilmente doveva avere un gene che lo costringeva ad andare al gabinetto tra i dieci e i qiuindici minuti prima della mezzanotte.
E così fu anche quella volta. Lo spirito goliardico che animava il gruppo, unito alla disponibilità di una macchina fotografica, fece il resto. Il Lagotto commise l'imperdonabile errore di non chiudere a chiave la porta e noi irrompemmo nel bagno, immortalando il fatidico momento; ricordo che scattammo almeno sei foto, di cui due sfocate.
L'anno seguente facemmo un' altra festa, stavolta in una casa in campagna. Era una di quelle feste dove c'erano gli amici, gli amici degli amici e gli amici degli amici degli amici; insomma, un gran bordello dove si conosceva si e no una persona su cinque.
Memore di quanto successo l'anno prima, stavolta Lagotto, quando furono le 23 e 46, non disse nulla a nessuno e si diresse come un ninja verso il gabinetto.
Memori di quanto successo l'anno prima, ovviamente avevamo già preparato la macchina fotografica e messo un nostro uomo nei pressi del bagno. Ovviamente ci eravamo premurati di togliere la chiave dalla porta, cosicchè il Lagotto non potesse chiuderla, e così, al cenno del nostro uomo, aggiungemmo altri tre scatti alla collezione. Da quel momento lo sventurato fu cominciato ad essere soprannominato "Cagotto".
La terza occasione si presentò l'estate seguente, quando decidemmo di trascorrere insieme qualche giorno al mare, in campeggio.
Per un noto principio della termodinamica nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. I cibi ovviamente non sfuggono a questa legge: l'Uomo li assume e, assimilandoli, li trasforma in energia ed altro. L'energia gli è necessaria per il mantenimento delle funzioni vitali. L "altro", invece, non gli serve a nulla e lo deposita nell'intestino, fino a che non lo evacua. L' Uomo non può restare troppo a lungo senza evacuare, poichè l'intestino è di capacità limitata. Per un mero sillogismo, Lagotto, essendo un Uomo, non poteva stare troppo a lungo senza evacuare.
Ci aveva provato a resistere qualche giorno, ma quando non ce la faceva più era arrivato al punto di svegliarsi in piena notte, scivolare come un marìne fuori dalla tenda senza fare il minimo rumore, e strisciare verso i gabinetti con una torcia nella mano destra ed un rotolo di cartaigienica in quella sinistra.
Noi non eravamo ancora arrivati al punto di montare le guardie per sorprenderlo, ma avevamo deciso che lo avremmo fatto se, nel giro dei due giorni seguenti, non fossimo riusciti a carpire almeno un' altra fotografia. Era troppo importante: avevamo già sette foto venute bene, ce ne servivano altre cinque per fare il calendario (altro che Canalis! noi avremmo proposto Analis...).
La fortuna ci venne incontro, mascherata da bombolone alla crema delle sei di mattina. Il processo di trasformazione del suddetto bombolone doveva aver colto Lagotto di sorpresa, perchè la sua espressione improvvisamente si fece preoccupata ed il colorito biancastro: era nel panico! eravamo tutti vicino alle nostre tende, che erano a meno di venti metri dai gabinetti; SAPEVA che stavolta lo avremmo beccato. Che fare? Assecondare il bisogno fisiologico ed esporsi per l'ennesima volta al beffardo scatto, oppure resistere fieramente nell'attesa di un momento più propizio?
Purtroppo per lui il bisogno fu tale che dovette cedere e fummo tutti pervasi da una sorta di sentimento di liberazione quando lo vedemmo galoppare verso i Servizi, pur tentando di mantenere un residuo di dignità.
La macchina fotografica era armata, ma a questo punto sorgeva un problema: alle porte dei gabinetti pubblici non è possibile togliere le chiavi, in quanto non le hanno: si chiudono tramite apposite diavolerie fisse nella struttura. I grandi strateghi però non si fermano certo davanti a simili piccoli imprevisti: avevamo studiato la pianta dei gabinetti. Nessun modo di raggiungere la postazione del Lagotto via terra, ma ci rimaneva pur sempre la via aerea. Quei gabinetti infatti, sono costituiti da pareti alte non più di due metri e quaranta, e tra le pareti ed il tetto, probabilmente per permettere un più agevole ricambio dell'aria, c'è uno spazio di quasi sessanta centimetri, più che sufficiente per sporgersi in spalla ad un compagno e scattare. E così facemmo, ottenendo i cinque scatti che ancora mancavano per il nostro calendario.
Nessuno di noi è ancora riuscito a capire come sia potuta verificare la fuga di notizie, ma qualche settimana più tardi Lagotto venne a sapere del nostro progetto, e partorì una mossa che ci spiazzò letteralmente: decise di tutelare i suoi diritti di imagine. Si recò, munito di tutti e dodici le fotografie che lo vedevano come soggetto, presso gli uffici della SIAE, accompagnato da un amico, che si guardò bene dall'entrare con lui, limitandosi a rimanere sulla soglia, dove non vedeva, ma poteva comunque sentire ciò che stava per succedere.
Lagotto: "Buongiorno! Io dovrei depositare queste!"
Impiegata: (guardando le foto, presumo con aria sbigottita) "Come sarebbe a dire - DEPOSITARE QUESTE?"
Lagotto: "Eh, si, per i diritti di immagine; no, perchè, deve sapere che i miei amici mi hanno fatto uno scherzo e vogliono fare un calendario e delle magliette..."
Impiegata: (con un tono di voce di chi ha perfettamente compreso la situazione, e cioè di trovarsi di fronte non ad un individuo che la volesse prendere in giro, ma ad un perfetto idiota) "Purtroppo non è possibile depositare immagini. Lei se vuole essere tutelato, per prima cosa deve trovare i negativi, di cui presumo lei non sia in possesso, quindi deve distruggerli. Mi spiace di non poterle essere utile altrimenti."
Lagotto: (perplesso) "Ah, ho capito. Non si può fare proprio niente?"
Impiegata: "No. Mi dispiace".
Lagotto: "Va bene. Buon giorno."
Impiegata: (soffocando le risate) "Buon giorno..."