Lagotto e il mondo del lavoro
L'ingresso di Lagotto nel mondo del lavoro è stato fin dall' inizio sofferto e contradditorio; diplomato in cinque anni in un istituto professionale (durata del corso per un individuo normodotato: anni tre!), dove ha conseguito un attestato come elettricista, comincia a cercare un impiego che abbia a che fare con la sua formazione professionale. Nessuno lo vuole. Inizia così un calvario da un posto di lavoro all'altro, durante il quale svolge le mansioni più disparate: muratore, addetto al lavaggio auto, carrellista, piastrellista, ecc.
Questi continui cambiamenti sono dovuti essenzialmente a tre motivi:
1) la continua ricerca di un posto come elettricista, sommata all'esigenza di lavorare, che lo costringeva ad accettare qualsiasi cosa gli venisse proposta e ad esserne allo stesso tempo scontento.
2) l'incapacità di tenersi un lavoro per più di tre mesi a causa delle sue già citate manie di persecuzione, che lo facevano ritenere di essere il bersaglio dei capi, il che lo portava ad essere odioso sia ai colleghi che ai capi stessi.
3) è una testa di cazzo!
Per tutti questi motivi è riuscito, in soli 4 anni, a completare un intero libretto di lavoro, il che non deponeva a suo vantaggio qualora si fosse dovuto presentare a qualche colloquio. Su mio consiglio se ne fece fare un altro, dicendo che aveva perso quello vecchio.
Vorrei ora soffermarmi per un attimo sul punto 3, raccontando due piccoli aneddoti.
Il primo riguarda la sua esperienza come lavamacchine: aveva trovato un impiego presso una concessionaria d'auto, ed il suo compito era quello di lavare le automobili prima che queste venissero consegnate ai clienti. Si recava al lavoro tutti i giorni in motorino, non avendo ancora la patente (la conseguì tardi, fu bocciato un numero imprecisato di volte, sia a teoria che a pratica). Non era esattamente il posto che aveva sempre sognato, ma era sempre meglio di niente: lavoro tranquillo, semplice, non era necessario pensare.
Una mattina lo andai a trovare; era alle prese con una Wolkswagen Golf GTI 16v, colore grigio metallizzata. Appena terminato di lavarla, forse per fare colpo su di me, forse per spirito di emulazione verso i colleghi che sfrecciavano con le auto lavate per il piazzale e le parcheggiavano in spazi ristrettissimi, ecco che il nostro Fittipaldi si mette alla guida della suddetta bestia da 150 cavalli, accende il motore ancora in rodaggio, portandolo a circa 8.000 giri con un paio di sgasate, innesta la retromarcia e parte sgommando per tirare fuori la vettura dal tunnel del lavaggio. Sfortuna volle che, proprio sulla sua traiettoria, qualche bastardo avesse fatto costruire in sede di progettazione dell'edificio una colonna di cemento armato, che serviva a reggere un altro parcheggio al piano di sopra. L'impatto fu inevitabile, si sentì solo un rumore di grattugia, e l'auto si fermò: tutta la fiancata sinistra era da rifare, naturalmente l'auto sarebbe dovuta essere consegnata il giorno dopo.
Rigotto scese dalla vettura con l'espressione seccata di chi avesse preso un ostacolo per la strada con la ruota e stesse controllando cosa fosse; sembrava non essersi reso conto della gravità del danno.
Gli dissi: "Marco, guarda la fiancata!".
"E' successa una cosa che non doveva succedere!", sentenziò il minchione...
Il secondo episodio riguarda la sua esperienza come carrellista: Era stato assunto presso
Il caso vuole che all'epoca avevo un amico che, proprio alla Coca Cola, faceva il responsabile della manutenzione. Mi raccontò cosa successe un giorno.
I carrellisti, si sa, sono persone allegre e goliardiche, e una volta, durante una pausa, avevano organizzato una gara con i carrelli elevatori: si trattava di zigzagare tra due file parallele di fusti nel minore tempo possibile. In palio, presumo ci fosse la classica birra media.
Naturalmente il nostro Lagotto si candidò immediatamente quale carrellista supremo, e quando fu il suo turno, facendo una curva un pò troppo stretta ad una velocità un pò troppo elevata, riuscì a centrare uno dei fusti, buttandolo giù. Non so se avete mai visto la dimensione di quei fusti, ma si parla di qualche centinaio di litri.
Naturalmente, rovesciandosi, il fusto andò a colpire quello adiacente, creando un effetto a catena, come nel Domino, e rovesciando in totale n.4 fusti, che versarono per terra decine di ettolitri della preziosa bevanda.
Dopo una lavata di capo da parte dei superiori, finita la pausa pranzo, Lagotto tornò al suo lavoro; forse era ancora scioccato dall'incidente, e così non prestava particolare attenzione a quello che stava facendo. Si sentì solo un urlo che squarciò l'ambiente e fece distogliere tutti dalle loro mansioni: il Lagotto era finito con il muletto esattamente sopra il piede di uno dei colleghi, che venne subito portato al Pronto soccorso.
Cose che capitano, cose che rientrano nella casistica dei normali incidenti sul lavoro.
Quaranta minuti più tardi un altro collega emise lo stesso urlo...
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Mi ero ripromesso, per decenza, di non citare questo terzo episodio, ma ormai mi sento quasi in obbligo di farlo, per dovere di cronaca.
Lagotto viene assunto come operaio presso una ditta che si occupa di segnaletica stradale; in pratica deve montare cartelli e guard rail, dipingere la segnaletica orizzontale, ecc..
Per puro caso anche mio padre lavorava nella stessa ditta, e fui proprio io, tramite lui, a fare pressioni perchè lo assumessero (fu la prima ed ultima volta), perchè aveva molto bisogno di lavorare.
Un giorno andò a supervisionare il cantiere su cui la squadra a cui era stato assegnato Lagotto stava lavorando: si trattava di rifare il guard rail su un tratto della tangenziale. La squadra era organizzatissima: tutti indossavano le tute catarinfrangenti arancioni, l'area dove stavano intervenendo era stata segnalata
Lagotto prontamente salì su uno dei due furgoncini con la scritta "(nome ditta) Segnaletica Stradale", e si diresse a prendere il materiale.
Ora, io non so come questo possa essere stato possibile, ancora oggi cerco di spiegarmi come sia potuta succedere una cosa simile, ma Lagotto riuscì a prendere uno svincolo contromano, sotto gli occhi allibiti di mio padre, del caposquadra, della squadra tutta, e di due vigili urbani, noti tra i colleghi e tra gli automobilisti in città rispettivamente come "Il Cobra" e "
Quell' episodio mi diede una lezione di vita: se vuoi passarla liscia mentre violi il Codice della Strada, cerca di violarlo nella maniera più palese e sconsiderata che puoi: nessun vigile riuscirà mai a multarti...